Torna lo spazio dedicato ai libri. I nostri ragazzi, anche durante le vacanze estive, hanno continuato a dialogare con i testi e con la loro unicità, consapevoli che la lettura sia un'attività preziosa, capace di regalare nuove emozioni, di suscitare domande, un modo affascinante per riflettere su noi stessi e sul mondo e per cambiare, magari, la nostra prospettiva.
Ho iniziato la lettura del romanzo "Sotto la porta dei sussurri" di T. J. Klune credendo di attraversare una porta tranquilla, con voci leggere e sussurri soavi, invece mi ritrovo sin da subito, avvolto e travolto, da un vortice di emozioni che mi sbatte in faccia il valore della vita, contrapposta alla morte e il modo per darle un significato vero e pieno. Bisogna davvero arrivare al culmine dell'esistenza per sentire il bisogno di aggrapparsi a essa con tutte le forze, senza celarsi dietro falsi bisogni o fugaci e inappaganti sogni di successo? Wallace Price, il protagonista, in realtà ci metterà po' prima di rendersi conto di non appartenere più al mondo dei vivi. Una volta deceduto, infatti, non si è trovato davanti alla luce per passare oltre, alle porte dell’Aldilà o nel vuoto cosmico, ma ha iniziato a vagare sospeso in aria, oltre il suo corpo, invisibile ai vivi. Sarà un passaggio graduale il suo e necessario, a tratti surreale ma intenso. Vita e morte, parole contrapposte ma unite dal valore dell’una e dell’altra.
Un romanzo dalla storia equilibrata, vibrante e tormentata, che con col suo ritmo pacato dà ai personaggi la possibilità di respirare e raccontarsi, trattando temi importanti come l’ansia, la difficoltà di trovare la propria strada, il peso delle aspettative altrui e di come parole sbagliate, dette in momenti inopportuni, possano ferire in modo irreparabile.
Non basta essere un brillante avvocato di successo, ricco e facoltoso quanto arido e solo, per vivere davvero una vita perfetta. E quando Wallace si troverà ad assistere al proprio funerale, dovrà fare i conti con se stesso. Al suo fianco ci sarà Mei, la mietitrice che ha il compito di prelevarlo e condurlo oltre, e Hugo, il traghettatore che lo attende alla fine della vita per rendergli la morte "reale". Wallace se ne accorge al passaggio di Caronte, quando è tardi forse, ma non troppo e tutto passa da un'inedita sala da tè, al gusto di menta piperita. “Alla prima tazza di tè, siamo due estranei. Alla seconda tazza di tè, sei mio gradito ospite. Alla terza tazza di tè, siamo una famiglia”. Per quanto Mei, il mietitore che è stato assegnato al suo caso, faccia di tutto per metterlo a suo agio e dargli qualche prima risposta, sarà la voce di Hugo, il traghettatore dall’animo gentile, a fare davvero breccia nello stupore e nella rabbia che offuscano la mente di Wallace. Accettazione, sdegno e ira lasceranno il posto al cambiamento, alla bontà d’animo, contribuiranno a far rinascere il suo cuore. Passo dopo passo Wallace si troverà avvolto dall’amore, capace di penetrare sotto la sua “sottile pelle” di ectoplasma fino a raggiungere il suo cuore, che non ha mai smesso di battere. Adesso nel paradosso del tempo di una vita ormai giunta al termine, Wallace è riuscito a darle un senso, perdonandosi per ciò che è stato, fiero di ciò che è. Il suo posto perfetto non è più dietro una scrivania ma in quella sala da tè immersa nella foresta con Apollo, un fantastico cane fantasma, Nelson, uno spirito e nonno brontolone, Mei e Hugo. Unico rimpianto: aver dovuto aspettare la morte per ritrovare la vita.
Affascinato e colpito da questa intensa storia, non posso non soffermarmi sulla fugacità del tempo, che non è mai abbastanza, così come sul fatto che ognuno di noi può migliorarsi ed essere amato perché se lo merita. Siamo esseri unici. E poi c’è lei, la morte. Non sapremo mai cosa succederà dopo, né dove finiranno il nostro corpo e la nostra anima. Sappiamo però cosa fare del presente: dargli un senso, ogni giorno.
Cristian, 3^ D
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