
“Migliorare il mondo per sé stessi ma anche per chi ci sta intorno”. Una lezione che ho imparato immergendomi tra le pagine di “Storie della Buonanotte per bambine ribelli, 100 donne migranti che hanno cambiato il mondo” di Elena Favilli. L’autrice è una giornalista professionista e fondatrice del gruppo editoriale Rebel Girls, che con il suo mestiere s’impegna a individuare e denunciare discriminazioni di ogni tipo.
Questo libro racconta storie di donne che sono emigrate, che hanno lasciato il Paese di origine, per cambiare il loro futuro ma anche quello degli altri, combattendo contro i pregiudizi e prodigandosi per raggiungere la parità di genere. Informatiche, chirurghe, musiciste, politiche, campionesse di judo e scacchi: queste figure, secondo me, sono fonte di ispirazione per bambine e bambini di tutto il mondo, esortano a inseguire i propri sogni e non arrendersi mai.
In particolare mi hanno colpita le storie di due personalità forti, Jawahir Jewels Roble, una donna somala migrata in Inghilterra che ha sfidato stereotipi e barriere culturali e Julieta Lanteri, un’italiana migrata in Argentina.
Jawahir chiamata anche JJ, aveva una grandissima passione per il calcio da quando era piccolina, a lei non importava se indossava la gonna e l’hijab, o se i suoi genitori non approvavano la sua grande passione: lei sapeva che quello era il suo posto nel mondo. Quando la sua famiglia era fuggita dalla Somalia a causa della guerra civile, la sua passione per il calcio non era affatto finita, anzi era cresciuta ancora di più al punto che si esercitava addirittura con delle patate. Un giorno le offrirono una grande opportunità: fare l’arbitra nel Campionato giovanile. Era la prima arbitra giovanile musulmana del Regno Unito. JJ si trovò ad affrontare pregiudizi e razzismo, ma questo non gli impediva di credere nel suo sogno, infatti pronunciò tali parole “Non permetto che questo mi impedisca di fare il mio lavoro, arbitrare è difficile. C’è molta pressione. Devi essere concentrata e prendere decisioni alla svelta, perciò non ho tempo di fermarmi a riflettere su quello che la gente pensa di me“.
Julieta, invece, fin da bambina era convinta che le donne e gli uomini fossero uguali, anche se le leggi dicevano il contrario. Lei era intelligente e determinata, infatti fu la prima ragazza a iscriversi al Colegio Nacional de La Plata e in seguito frequentò l’Università di medicina. Dopo la laurea, fece domanda per insegnare nella scuola di medicina, ma non l’accettarono perché non aveva la cittadinanza e per ottenerla a quell’epoca bisognava essere sposati. In qualità di dottoressa aiutava le persone che non si potevano permettere le cure mediche. Si dedicò alla politica, battendosi per il suffragio femminile e altre cause importanti, dando vita a un nuovo partito, L’Unione Femminista Nazionale.
Consiglio questo libro perché è scorrevole e molto interessante, comunica il desiderio di cambiare il mondo e ci invita a farlo anche nel nostro piccolo, nella vita di ogni giorno.
Maria Elena, 2^D
Comentarios