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Perché questo blog

Noi giovani redattori dell'Istituto Catanoso- De Gasperi, ci rivolgiamo soprattutto agli studenti del nostro Istituto, ai docenti e agli altri operatori scolastici, ma anche a chiunque mostri curiosità per il mondo della scrittura. Il blog contiene i resoconti di tutte le iniziative della nostra scuola, le informazioni relative a tutte le manifestazioni a cui la scuola partecipa, le interviste alle persone che abbiamo conosciuto durante l'anno e che hanno condiviso con noi il loro tempo e la loro professionalità.  Schoolofblog. Buona lettura!

La redazione del Blog

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#Diario25 OTTAVA SETTIMANA


(immagine dalla copertina di L'Agnese va a morire, Einaudi)


Ricordo ancora le parole di quel Decreto: “Causa Coronavirus, blocco totale e scuole chiuse…”; non so bene cosa provai in quell’istante. Quella quotidianità, che a volte mi pesava, non c’era più; ogni piccolo gesto, anche il più scontato, mi era stato proibito. Ogni giorno che passava, sentivo sempre più il bisogno di uscire, incontrare gente, visitare posti nuovi.

Per colmare questo bisogno mi sono avvicinata alla lettura approfondendo un argomento che abbiamo iniziato a trattare in un piccolo ciclo di video-lezioni della nostra classe virtuale; ho scoperto così un mondo diverso dal nostro, dove la donna combatteva per vedere riconosciuti i propri diritti; di questo tema parlarono, raccontando anche le proprie esperienze, tre grandi scrittrici, anche conosciute come le “scrittrici della Resistenza”: Alba De Cespedes, Natalia Ginzburg e Renata Viganò.


La Resistenza fu l'insieme dei movimenti politici e militari che in Italia si opposero al nazifascismo svolgendo un ruolo fondamentale nella lotta di Liberazione dell'Italia. Nella Resistenza vanno individuate le origini stesse della Repubblica Italiana.

De Cespedes, Ginzburg e Viganò non solo parteciparono attivamente alla Resistenza, ma scrissero anche in modo molto personale ciò che loro stesse avevano vissuto in quegli anni cruciali della nostra storia.

In una puntata di Passato e Presente, una trasmissione della Rai, il giornalista Paolo Mieli chiede all'ospite professoressa Babini (docente dell'Università di Bologna) quale di queste tre grandi scrittrici lei avesse preferito e perché: “Senza alcun dubbio la Cespedes” risponde Babini, “…È stata quella che ha mantenuto più di tutti la continuità dell’impegno e oltretutto perché è stata quella che, coraggiosamente, ha usato le radio libere come estensione della sua voce per far conoscere a tutti il suo pensiero”.

Figlia di donna italiana e diplomatico cubano, Alba De Cespedes partecipa in prima linea alla Resistenza e il suo primo romanzo, “Nessuno torna indietro”, le cui protagoniste sono donne che anelano alla libertà e all’emancipazione, viene censurato. Di questo lei stessa racconta in un’intervista: “Io comparvi diciassette volte davanti alla commissione per la censura del libro. Mi domandarono se mi vergognassi di aver scritto il libro e io dicevo no. Mi hanno chiesto di ritirarlo ma io ho detto: non voglio ritirarlo…”. Secondo Babini questa censura non era dovuta tanto a una questione politica quanto all’ideologia che traspariva dal libro. Era l’emancipazione delle donne che faceva paura.

Alba durante la guerra scappa in Abruzzo e poi a Bari dove collabora con radio Bari diventando la voce di ‘Clorinda’, che incita le donne a ribellarsi alle violenze nazifasciste. La professoressa Babini precisa “… il grido di Alba-Clorinda non è solo un grido contro il fascismo ma anche un’esortazione per la ricostruzione morale del Paese e una rivendicazione del ruolo della donna.”

Nel 1944 Cespedes rientra a Roma dove fonda e dirige la rivista letteraria “Il Mercurio”. Lei, come molte donne che hanno fatto parte della Resistenza, credeva che si potesse dare vita ad una società nuova, dove anche la donna avesse l’opportunità di realizzarsi.


Un’altra grande scrittrice di questo periodo è Natalia Ginzburg.

Cresce a Torino, da famiglia anti-fascista di padre ebreo. Nel 1938 sposa un intellettuale di origine russa, Leone, il quale fonda una casa editrice dove lei stessa ha poi lavorato. Durante la guerra si trasferiscono in Abruzzo e qui Natalia diventa mamma per la terza volta e scrive il suo primo romanzo “La strada che va in città”, il quale viene firmato con uno pseudonimo per nascondere la sua origine ebrea. Dopo la guerra, la famiglia si trasferisce a Roma dove Leone per aver preso parte alla Resistenza viene arrestato e nel 1944 muore a causa delle torture subite.  Il 4 febbraio di quell'anno, pur non sapendo di dover morire il giorno dopo, scrive un’importantissima lettera a Natalia esortando la moglie a continuare a scrivere in quanto la creazione artistica l’avrebbe liberata dalle troppe lacrime che aveva in corpo. Quel "groppo" che aveva dentro si sarebbe risolto solo quando sarebbe diventata una scrittrice piena.

Nei suoi libri si riconoscono tutte le donne: madri, mogli, figlie che sono state segnate dalla brutalità della guerra per sempre. A tal proposito lei scrive “Non saremo mai più quelli di una volta, mai più gente serena, che pensa, che studia e conduce la sua vita in pace. C’è qualcuno che si lagna del fatto che gli scrittori si servono di un linguaggio amaro e violento e raccontino cose dure e tristi…noi non possiamo mentire in nessuna cosa che facciamo, forse è questo l’unico bene della guerra.”


Nell’immediato dopoguerra nasce “La narrativa della Resistenza” che racconta eventi della guerra partigiana. Di questa corrente fa parte Renata Viganò con il suo romanzo “L’Agnese va a morire”. Bolognese di nascita, scrittrice per passione e infermiera per necessità, Renata ha partecipato insieme al marito alla lotta partigiana nelle Valli di Comacchio. Il suo libro “L’Agnese va a morire” è delle donne e per le donne della Resistenza ed è un romanzo autobiografico. Lei stessa in un'intervista ce lo ricorda: “Questo libro è nato nella Resistenza, fatto per la Resistenza. L’Agnese sono stata io, era un racconto autobiografico… mi sono individuata con le classi insultate, con le donne lavoratrici, le donne che facevano la vita peggiore e mi sono sentita così uguale a lei (Agnese) e il libro è stata la mia Resistenza.” Renata Viganò con il suo romanzo “L’Agnese va a morire” vinse il premio Viareggio nel 1949.

Zaira 3C

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