Torna la rubrica “Interviste impossibili” che ci permette di conoscere da vicino personaggi che hanno fatto la storia, lasciando il segno. Questa volta abbiamo provato a tracciare il ritratto di un uomo incredibilmente popolare e ai suoi tempi molto amato, una personalità però molto discussa. Per i potenti era un pericoloso rivoluzionario, per le folle un eroe da acclamare. Ma chi è stato davvero questo protagonista del Risorgimento italiano? Proviamo a scoprirlo insieme. Ecco a voi l’intervista a Giuseppe Garibaldi.
Che tipo di uomo era?
Garibaldi: ‹‹Un uomo che ha sempre combattuto in nome della libertà, ero un pacifista. Per me era legittima solo la guerra per rendere un popolo indipendente››.
Perché veniva chiamato “eroe dei due mondi”?
Garibaldi: ‹‹Perché ho combattuto sia in Italia, sia nell’America meridionale e in giro per il mondo››.
Per quale motivo è stato condannato a morte dalla monarchia sabauda?
Garibaldi: ‹‹Perché, appena ventiseienne, ho partecipato alle insurrezioni del 1833 organizzate dalla Giovine Italia di Mazzini. Da allora diventai esule politico in Sud America››.
In che anno è sbarcato a Rio de Janeiro? Qualcosa andò storto?
Garibaldi: ‹‹Sono sbarcato a Rio de Janeiro alla fine del 1835 e frequentavo altri patrioti italiani. Durante la navigazione sull’imbarcazione chiamata” Mazzini”, di cui ero comandante, sono stato colpito al collo con una palla nemica uruguaiana, che mi rovesciò privo di sensi sul ponte della nave. Mi condussero nella città più vicina, l’argentina Gualeguay. Rimasi lì per sei mesi. Sono riuscito a conquistare l’affetto della popolazione››.
Cosa le è successo in Sud America?
Garibaldi: ‹‹Ho partecipato alla Rivoluzione Farroupilha per l'indipendenza del Rio Grande do Sul, ho combattuto la tirannia››.
Dove ha conosciuto Anita?
Garibaldi: ‹‹Sono rimasto sorpreso da questo incontro. Il cuore mi batteva nel petto e dissi: “angelo, sarai mia”. L’ho conosciuta in una cittadina vicino a Laguna, nello Stato di Santa Catarina. Era una donna di media statura e con una bellezza da guerriera, proveniente da una famiglia molto povera con dieci figli. Quando la sposai aveva 14 anni. Mentre l’amicizia ci mette anni a maturare, l’amore è il lampo. Avevo trovato un tesoro nascosto››.
Quanto tempo visse a Montevideo?
Garibaldi: ‹‹Arrivai nel 1841 con Anita e il nostro primogenito Menotti. La nostra famiglia si allargò con altri figli, Teresa, Rosa e Ricciotti. Dal 1842 al 1848 ricoprii la carica di capo della forza navale della Repubblica. Sono stato fiero di far parte della Legione italiana di Montevideo. Poi tornammo in Italia. L’idea del ritorno in patria e la speranza e la speranza di poter offrire il nostro braccio alla sua redenzione da molto tempo facevano palpitare le anime nostre. Era doloroso abbandonare, però, il Paese d’asilo, i compagni di armi››.
Chi incontrò, appena giunto in Italia?
Garibaldi: ‹‹Io ero repubblicano e volevo combattere contro l’oppressore straniero. Carlo Alberto non mi inserì nell’esercito regolare e quindi decisi di unirmi alle truppe volontarie a Milano. A fine luglio arrivai a Bergamo››.
Chi finanziò la spedizione dei Mille? Dove venne pianificata?
Garibaldi: ‹‹Iniziò tra il 5 e 6 maggio del 1860, partimmo dal Regno di Sardegna verso la Sicilia››.
Quando è arrivato a Palermo? Si è incontrato con il re Vittorio Emanuele II?
Garibaldi: ‹‹Sono arrivato a Palermo tra il 27 e il 30 maggio del 1860, mi sono incontrato con sua maestà Vittorio Emanuele II il 26 ottobre del 1860››.
Perché è stato fermato tra Roma e Napoli?
Garibaldi: ‹‹Perché il Regno di Sardegna temeva che arrivassi fino a Roma››.
Come si chiamava la sua nave?
Garibaldi: ‹‹Il piroscafo Lombardo, era una delle imbarcazioni utilizzata per trasportare i Mille››.
In quali altri paesi scappò?
Garibaldi: ‹‹Sono scappato a New York per 8 mesi e poi ho cambiato direzione e sono andato in Perù, in seguito in Cina e a Londra››.
Gli alunni di 3^D
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