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Perché questo blog

Noi giovani redattori dell'Istituto Catanoso- De Gasperi, ci rivolgiamo soprattutto agli studenti del nostro Istituto, ai docenti e agli altri operatori scolastici, ma anche a chiunque mostri curiosità per il mondo della scrittura. Il blog contiene i resoconti di tutte le iniziative della nostra scuola, le informazioni relative a tutte le manifestazioni a cui la scuola partecipa, le interviste alle persone che abbiamo conosciuto durante l'anno e che hanno condiviso con noi il loro tempo e la loro professionalità.  Schoolofblog. Buona lettura!

La redazione del Blog

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Libriamoci 2020: Intervista a Mariella Fenoglio e Elena Stabile della Compagnia Diritto e Rovescio





Il 19 Novembre abbiamo assistito in video lezione all’evento “Libriamoci 2020, Positivi alla Lettura, Contagiati dalla gentilezza”, durante il quale le due attrici professioniste della Compagnia Diritto e Rovescio, Mariella Fenoglio (M.F.) e Elena Stabile (E.S.), hanno letto per noi qualche pagina del libro di R.J. Palacio, Wonder e l’incipit di Matilde, di Roald Dahl.

Ringraziamo molto le due attrici, la regista Teresa Pedroni e l’organizzatrice dell’incontro per la compagnia teatrale, Pamela Parafioriti (P.P.) per il loro atto di gentilezza, intesa come energia pura trasmessa a noi tutti.

Alla fine della lettura, noi ragazzi abbiamo posto alcune domande alle attrici:

Come si diventa bravi lettori? Qual è il segreto?

M.F.: Prima di tutto bisogna amare la lettura, amare ciò che si legge, bisogna avere una certa sensibilità. Poi bisogna esercitare la voce e il corpo, e imparare soprattutto a dare alla voce il tono giusto per interpretare ciò che si legge. Per rendere più interessante un testo che si legge si deve prestare attenzione ai personaggi: interpretare un personaggio vuol dire dargli un “colore”, un carattere, come ho cercato di fare differenziando il professore di August, che è un personaggio maturo, dai suoi alunni, per esempio, che hanno voci più “fresche”. Infine leggere ad alta voce aiuta a imparare a scandire bene tutte le parole.

Quale genere di lettura consiglieresti a noi bambini per appassionarci alla lettura?

E.S.: I testi che abbiamo letto sono un buon inizio, Roald Dahl per esempio è un grande autore, per tutte le età, perché quando un libro è bello può parlare a tutti. Alcuni buoni titoli possono essere anche quelli che abbiamo elencato durante la lettura di Matilde: Il Libro della Giungla, o L’Isola del tesoro… e in generale i libri di avventura e i testi che stimolano l’immaginazione. Ma bisogna leggere tante cose diverse per poter capire cosa ci piace. Provare per credere: leggere è come fare un giro intorno al mondo!

Quanto tempo bisogna dedicare alla lettura, considerando che noi ragazzi amiamo dedicarci alle nostre passioni nel tempo libero?

M.F.: Non c‘è un tempo fisso, è bello dedicare del tempo alle proprie passioni, al gioco, al movimento ma è giusto dedicarsi anche al proprio spirito, per esempio leggendo. Può darsi che all’inizio non ci venga facile, ma più si legge, più ci si appassiona e sembrerà naturale farlo. Leggere ci può aiutare a vivere, ad affrontare certe situazioni; certo ci può essere un genitore o un insegnante che ci dà un consiglio… ma può farlo anche un libro!

Bisogna leggere anche ciò che non ci piace?

E.S.: Essere in grado di capire il testo aiuta ad appassionarsi e ad avere voglia di leggere, quando non capiamo ci sembra inutile quello che stiamo facendo; però tante volte capita che alcune cose che non abbiamo capito da piccoli, al momento della lettura, le capiamo poi più tardi. Io quando avevo la vostra età ho letto Alice nel paese delle meraviglie, che è un libro bellissimo, e apprezzai sicuramente tutta la parte visionaria, però non afferrai molti giochi di parole, tanti significati nascosti, che ho apprezzato da adulta. Non è detto che si debba leggere un testo soltanto quando si è grandi e si capisce tutto, ma vale sempre la pena di avvicinarsi a un libro.

Come fa a concentrarsi l’attore prima di entrare in scena?

M.F.: Ci sono dei modi per concentrarsi. Ognuno ha il suo modo, per esempio esistono pratiche di rilassamento da eseguire prima di salire sul palcoscenico. Se si lavora in gruppo è bello stringersi la mano, in modo che l’energia circoli fra gli attori. Ma in genere la paura svanisce appena entrati in scena.

Vi è mai capitato di interpretare qualche personaggio lontano da voi o che non vi assomigliava?

E.S.: Sì, è questo il bello del lavoro. Si può diventare completamente diversi da quello che si è. Sicuramente si deve fare un grande lavoro per capire cose molto lontane da sé; a volte si deve fare anche un lavoro fisico: se interpreto un personaggio anziano, per esempio, devo modificare la postura, la voce. Mi è capitato, da adulta, di interpretare un ruolo di bambina; o anche, un’altra volta, una ragazza molto eccentrica e provocatrice…

M.F.: Aggiungo anche che molto spesso l’attore è una persona timida e invece, andando in scena, tira fuori dei lati di sé che nemmeno lui conosce. Ci si arriva attraverso un lavoro su sé stessi.

Cosa vi ha portato a fare le attrici?

M.F.: Mi è sempre piaciuta la lettura. Mi piaceva recitare le poesie. Quand’ero adolescente ho vissuto un po’ una crisi, non mi piaceva cosa facevo e non sapevo cosa avrei fatto nella vita. Un giorno ho letto un annuncio della scuola del Teatro Stabile di Genova, dove io vivevo, e ho partecipato alle audizioni, con il permesso dei miei genitori (anche se non erano molto contenti), perché ero ancora minorenne. Sono piaciuta e sono stata presa a teatro. Credo che questo lavoro mi abbia permesso di comunicare di più e meglio con gli altri, di esprimere i miei sentimenti.

Il filone di Libriamoci di 2020 a cui abbiamo aderito quest’anno ha come titolo: Contagiati dalla gentilezza. Il precetto del signor Brown, nel brano che abbiamo appena letto, recita: Quando ti viene data la possibilità di avere ragione o di essere gentile, scegli sempre di essere gentile. Auggie risponde sempre con la gentilezza. È difficile per un bambino rispondere sempre in modo gentile?

E.S.: A volte la gentilezza da alcuni viene considerata una debolezza, sembra un comportamento fragile, di chi si ritira; ma in realtà la gentilezza è forza pura. Essere gentili significa non abbassarsi al livello di chi aggredisce, significa mantenere sempre un grande rispetto degli altri e di sé.

Come è nata la Compagnia?

P.P.: La compagnia è stata fondata negli anni ‘70 e quindi ha una storia già molto lunga. La regista ha sempre amato portare in scena i grandi della letteratura. La scelta del nome è nata per caso, perché Teresa Pedroni, la regista, e suo fratello hanno trovato un giorno un biglietto in fondo a un cassetto con scritto Diritto e Rovescio, hanno pensato che fosse divertente e hanno scelto questo nome per la compagnia.

Come avete conosciuto la Compagnia?

M.F.: Io avevo lavorato prima per tanti anni per altre compagnie. Poi ho partecipato per caso a uno spettacolo della Compagnia Diritto e Rovescio, ho fatto un provino e sono stata presa. Ho fatto uno spettacolo dove era presente anche un grande attore, Roberto Herlitzka, e mi sono trovata molto bene; in compagnia c’erano anche molti amici; mi sono trovata molto bene anche con la regista: ho avvertito un tipo di sensibilità molto affine alla mia, mi interessava anche questo legame fra letteratura e teatro, e la scelta di testi anche un po’ insoliti. Poi è nato un legame di vera e propria amicizia.

E.S.: Io invece ho incontrato la regista Teresa Pedroni durante gli anni dell’Università, avevo già fatto la scuola di teatro e stavo frequentando la facoltà di Scienze delle Comunicazioni e per laurearci dovevamo fare un periodo di stage in una compagnia. L’Università era convenzionata anche con la Compagnia Diritto e Rovescio, così ho conosciuto Teresa. In quello stesso anno avevo messo in scena lo spettacolo di cui ha parlato prima Mariella, quindi ci siamo in effetti conosciuti un po’ tutti nello stesso periodo. Nei primi anni sono stata assistente di Teresa, e poi lei ha cominciato a coinvolgermi come attrice in diversi progetti e questo è stato molto importante per la mia crescita e la mia formazione.

L’attore è un lavoro difficile?

M.F.: Alle volte si pensa che fare l‘attore sia una cosa facile, mentre in realtà è un lavoro che richiede molto studio. Il talento serve certo, ma bisogna anche studiare tantissimo, soli e in gruppo. Inoltre è un lavoro precario. In genere, tranne pochissimi fortunati, si fa uno spettacolo e poi non si sa quando si potrà lavorare di nuovo. Se fatto con passione però questo è un lavoro che ti ripaga con delle soddisfazioni meravigliose.

Avete paura di andare in scena? C’è qualcuno o qualcosa che vi incoraggia?

E.S.: C’è un grande attore che una volta ha detto che per lui tutte le volte che iniziava un lavoro, tutte le volte che andava in scena, per lui era come andare alla forca. Sì, prima di andare in scena c’è sempre tanta paura. C’è sempre qualcosa che può andare storto: posso dimenticare una battuta, posso non essere abbastanza concentrata, potrebbe esserci qualcuno nel pubblico di cui ho stima e che non voglio assolutamente deludere… insomma i pretesti per avere paura sono tanti. La vera salvezza è essere concentrati sul proprio lavoro, su quello che si sta facendo; bisogna anche accettare che si può sbagliare, pensando piuttosto alla storia che sto raccontando, al mio personaggio, avendo ben chiaro che sono con i miei compagni in scena, non sono sola.

Avete una passione per la lettura? Perché leggete?

M.F.: La lettura è una passione che io ho fin da bambina. Oggi voi ragazzi avete anche tanti altri mezzi e l’immagine per voi ha una presa molto più immediata, la lettura però è altrettanto bella anche se è un po’ diversa perché stimola di più la fantasia. Se si legge un libro si possono immaginare i personaggi secondo la nostra fantasia, ognuno può immaginarli in modo diverso.

È meglio recitare o leggere?

M.F.: Sono due cose diverse. La lettura ti trasporta ovunque anche se poi sei da solo, mentre quando reciti c’è il pubblico, c’è un rapporto con chi è in sala. Ogni pubblico è diverso ma c’è sempre uno scambio di energia.

Avete mai pensato di scrivere?

M.F.: No, io non scrivo ma faccio traduzioni dal francese.

E.S.: Sì, recentemente ho pensato di cominciare a scrivere e mi piacerebbe fare qualcosa di mio e mettere in scena qualcosa che sia totalmente una mia invenzione, una mia creazione. Sto individuando delle tematiche che mi interessano; poi scriverò una storia e mi concentrerò sui personaggi.


Domande degli alunni delle classi 4^A, 4^B e 5^A della scuola di Spirito Santo; 1^B e 1^D della scuola De Gasperi. L’intervista è stata redatta dagli alunni della classe 1^D.

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