Quest’anno vogliamo darvi il benvenuto nel nostro blog con la rubrica “Consigli di lettura”, un modo per riscoprire la gioia di leggere, per allontanare da noi lo spettro del “non ho tempo”, “è faticoso”, per risvegliare la curiosità e l’entusiasmo per i libri e le meraviglie che custodiscono nelle loro pagine.
Liliana Segre, Daniela Palumbo, Fino a quando la mia stella brillerà, Piemme.
Lo scorso anno, durante il laboratorio di lettura, abbiamo letto un libro dal titolo “Fino a quando la mia stella brillerà”, tratto da una storia vera... L'autrice si chiama Liliana Segre.
Già dal primo sguardo la storia mi ha contagiato e interessato.
Liliana è una ragazzina che vive a Milano, all'improvviso le è proibito di andare a scuola perché è ebrea. Lei e suo padre sono caricati su treni merci e mandati nel campo di concentramento. Giunti a destinazione, vengono separati. Liliana lavora tutto il giorno e vive in "uno stanzone" con molte persone, senza lavarsi e con pochissimo cibo. Un giorno sono costretti a lasciare il campo di Auschwitz e sono inviati in un altro lager, di lì a poco Liliana sarà libera! Tornata in Italia, ritrova la sua casa, gli zii e i nonni. Riprende a studiare, solo da adulta, per superare il trauma, decide di diventare testimone della Shoah e di parlarne nelle scuole. Abbiamo letto "Fino a quando la mia stella brillerà" anche durante la Didattica a Distanza. M’immedesimavo nel personaggio e dicevo a me stesso: «Ma com’è possibile che sia ancora viva?» oppure certe volte mi ripetevo: «Non ci credo, oh mio Dio!». La vicenda è triste, mette i brividi e penso che Liliana abbia avuto un'infanzia difficile, soprattutto perché è morta la mamma e in seguito all'inferno attraversato ha perso anche il papà. Ho provato emozioni in diverse parti del libro, ad esempio quando è descritta la Shoah, pagina che mi ha lasciato sbigottito e inorridito, nella parte in cui racconta i rapporti umani che aveva instaurato invece ho sentito felicità e spensieratezza. Mi ha appassionato perché parla di come esisteva già un tempo la discriminazione per razza, colore della pelle, religioni diverse. Mi ha fatto riflettere sul fatto che oggi si vive con troppo, abbiamo tutto e spesso ci lamentiamo. Se un giorno potessi incontrare la signora Segre le chiederei: «Mentre la portavano al campo di concentramento, lei immaginava di essere condotta ad Auschwitz? Le è mai balenata l'idea di non ritrovare nessuno o di morire senza salutare i propri cari? Quali sentimenti provava nei confronti delle persone che l’avevano deportata?».
Consigliamo questa storia perché infonde speranza e coraggio.
Giuseppe R. ed Emanuele 2 A
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